Enrico Deaglio e Beppe Cremagnani, gli autori del film-documentario sui presunti brogli elettorali sono indagati, per sospetta violazione dell'articolo 256 del codice penale, che punisce "Chiunque pubblica o diffonde notizie false, esagerate o tendenziose, per le quali possa essere turbato l'ordine pubblico." La punizione potrebbe essere "se il fatto non costituisce un reato più grave, con l'arresto fino a 3 mesi o con un'ammenda fino a 309 Euro."
La notifica oggi, quando Deaglio si è recato dai pm (Salvatore Vieello e Francesca Aloi) titolari dell'inchiesta che lo avevano convocato per interrogarlo.
La motivazione è dovuta al fatto che si ritiene impossibile che il voto possa venire falsificato per via elettronica, tutto ciò nonostante l'inaspettato appiattimento delle schede bianche su percentuali tra l'1 e il 2%, (ovunque, anche laddove di norma raggiunge percentuali ben superiori), e nonostante la notevole differenza tra le prime proiezioni su dati reali e i risultati definitivi, ben oltre la misura di errore statistico che ci si sarebbe potuti aspettare. Pare dunque che il fascicolo aperto sui presunti brogli verrà presto archiviato.
Ovvie le calde reazioni dei partiti di destra: l'ex ministro dell'interno Beppe Pisanu afferma che chi ha creduto in Deaglio dovrebbe ora vergognarsi, Maurizio Gasparri si chiede chi sia il "mandante", e di indagare piuttosto per trovarlo, Pierferdinando Casini chiude la vicenda sostenendo che "i fatti parlano da soli. Mi sembra che non ci sia più nulla da aggiungere".
Dalla sinistra le reazioni sono più pacate: "Dall'inizio abbiamo sempre detto che i brogli vanno dimostrati. Ma è singolare che chi ha denunciato il caso sia l'unico indagato" è stato il commento di Angelo Bonelli, capogruppo dei Verdi alla Camera.
Possibile un simile abbaglio da parte di un giornalista serio come Deaglio? Oppure sta iniziando il cover-up?
La notifica oggi, quando Deaglio si è recato dai pm (Salvatore Vieello e Francesca Aloi) titolari dell'inchiesta che lo avevano convocato per interrogarlo.
La motivazione è dovuta al fatto che si ritiene impossibile che il voto possa venire falsificato per via elettronica, tutto ciò nonostante l'inaspettato appiattimento delle schede bianche su percentuali tra l'1 e il 2%, (ovunque, anche laddove di norma raggiunge percentuali ben superiori), e nonostante la notevole differenza tra le prime proiezioni su dati reali e i risultati definitivi, ben oltre la misura di errore statistico che ci si sarebbe potuti aspettare. Pare dunque che il fascicolo aperto sui presunti brogli verrà presto archiviato.
Ovvie le calde reazioni dei partiti di destra: l'ex ministro dell'interno Beppe Pisanu afferma che chi ha creduto in Deaglio dovrebbe ora vergognarsi, Maurizio Gasparri si chiede chi sia il "mandante", e di indagare piuttosto per trovarlo, Pierferdinando Casini chiude la vicenda sostenendo che "i fatti parlano da soli. Mi sembra che non ci sia più nulla da aggiungere".
Dalla sinistra le reazioni sono più pacate: "Dall'inizio abbiamo sempre detto che i brogli vanno dimostrati. Ma è singolare che chi ha denunciato il caso sia l'unico indagato" è stato il commento di Angelo Bonelli, capogruppo dei Verdi alla Camera.
Possibile un simile abbaglio da parte di un giornalista serio come Deaglio? Oppure sta iniziando il cover-up?
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